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Cenni storici ed istituzionali



Il toponimo Briaglia sembra derivare dal sostantivo celtico BRIAKA, in seguito latinizzato in BRIAGLIA.

Il toponimo Briaglia sembra derivare dal sostantivo celtico BRIAKA, in seguito latinizzato in BRIAGLIA.
Questo nome sarebbe composto dal termine BRI (presente anche nell’irlandese antico), che significa “colle” o “rocca”, e dal suffisso AKA.
L’origine del Comune, invece, risale al 1796.
Il suo territorio era parte integrante del Comune di Vico, la cui origine è molto più antica. Il nome stesso, nonché la presenza di alcune lapidi, fanno supporre un’origine romana mentre, per il periodo successivo, la presenza di una “pieve” e di un “castrum”, costruiti intorno all’anno mille, fanno pensare all’opera di incastellamento attuata dai vescovi di Asti, alla cui diocesi Vico apparteneva. Tale diocesi esercitò su tutta la zona compresa tra il Tanaro e la Stura, un tempo corrispondente all’antico comitato di Bredulo, una forte pressione sia sotto il profilo ecclesiastico che giurisdizionale.
Il dominio incontrastato dei vescovi venne poi messo in discussione nel sec. XII dalla nascita e dal rafforzamento dei comuni di Mondovì e di Cuneo.
L’origine del Comune di Mondovì è testimoniata da un documento del 27 ottobre 1198. Il vescovo di Asti concesse al marchese di Ceva, Guglielmo, il feudo di San Michele, con l’obiettivo di fare guerra alla popolazione abitante sul monte: “quod faciet guerram hominibus habitantibus in monte”.
L’origine di Mondovì è dunque molto chiara.
Vico acquistò la sua indipendenza comunale solo nel 1698, dopo gli avvenimenti della Guerra del Sale.
Un editto di Vittorio Amedeo II, duca di Savoia, stabilì infatti lo smembramento del territorio di Mondovì e la formazione di 13 nuovi comuni, tra i quali lo stesso Vico.
Il nuovo comune era costituito oltre che dal capoluogo, da numerose frazioni quali Fiammenga, Moline e Briaglia.
Briaglia, a sua volta, per volere del Reverendo Don Andrea Borsarelli e dei suoi abitanti, si costituì sede comunale.
Numerosi furono i beni lasciati in eredità dal Reverendo, con la clausola che se non si fosse mantenuta tale autonomia, i beni sarebbero passati al Monte di Pietà di Mondovì.
Intorno alla metà dell’800 alcuni documenti testimoniano la prospettata soppressione del comune e la sua aggregazione al Comune di Vicoforte. Numerose furono, tuttavia, le azioni di protesta e le resistenze dei briagliesi che riuscirono a mantenere salda la propria autonomia comunale.